Per la gestione del reso in farmacia è bene iniziare da come il Codice del Consumo regoli la questione.
L’articolo 47 1.b del Codice del Consumo dice, infatti, che per legge non sono rendibili in farmacia i farmaci e i dispositivi medici.
In altre parole è possibile, secondo la legge, rendere soltanto:
- I prodotti cosmetici
- Prodotti parafarmaceutici
Non sono rendibili invece ancora
- Misuratori di temperatura sublinguale
- Prodotti indossabili
È sottinteso che la merce dovrà risultare integra e non danneggiata.
Fatte le premesse della gestione del reso in farmacia, secondo la letteratura del marketing, ci troviamo senz’altro in una zona sensibile dell’e-commerce.
La gestione del reso in farmacia, infatti, rappresenta una variabile di rilievo su cui ragionare.
Il reso può all’apparenza presentarsi come un problema per il titolare dell’attività e per il cliente.
Questo, tuttavia, rappresenta una risorsa per incentivare il nostro rapporto di fiducia con la clientela.
L’importanza della gestione del reso in farmacia deriva proprio da questa opportunità di controllo del reso in ottica problem solving.
Se è vero che non possiamo eludere i problemi, è pur vero che, proprio per la gestione del reso in farmacia, risulta fondamentale la capacità di risolvere una criticità che è apparsa.
È di vitale importanza fare un semplice chiarimento: non sempre un cliente che effettua un reso è un cliente perso, se gestita bene la situazione questa può mostrare la tua capacità di capire e risolvere la questione.
Rendere il reso flessibile, anche nella gestione del reso in farmacia, dando al cliente la possibilità di cambiare gratuitamente la merce si rileva, per il marketing, tra le strategie più adatte.
Si tratta però, di studiare e analizzare la tua proposta commerciale perché tu possa scegliere quale strategia del reso attivare.
Una volta adottata la strategia più adatta a te assicurati che chiarezza semplicità siano le key-word della tua politica del reso, sono caratteristiche che ripagano sempre.
Altro aspetto è quello di trasformare il reso in un cambio.
Una scelta particolarmente rilevante in termini di redditività: se un cliente rende un prodotto chiedendo il rimborso, infatti, l’azienda in genere perde denaro per i costi di reso, oltre a dover rimborsare al cliente il profitto iniziale realizzato con l’ordine.
Con un cambio, invece, la perdita è in genere meno onerosa.
La normativa italiana stabilisce che il consumatore ha il diritto di recesso da qualunque contratto a distanza, senza alcuna penalità e senza specificarne il motivo, entro 14 giorni, per i quali farà fede il timbro postale (Decreto Legislativo 206/2005).
Il reso è, allora, un dato da prevedere con cautela e analisi quando hai preso la decisione di vendere online, e tanto vale strutturare una strategia di reso che ti consenta di trasformare la possibilità di un cliente perso in un nuovo cliente fidelizzato.